Le paure dell'investitore
di Vincenzo Menna | pubblicato il 28 maggio 2021
Il risparmio degli italiani è storicamente molto elevato e lo è ancor di più oggi, assumendo ormai un aspetto patologico e non più fisiologico. La ricchezza finanziaria degli italiani ha superato la cifra record di 4000 miliardi di euro, ma molta di essa resta confinata sui conti correnti improduttivi e costosi creando in tal modo un danno, sia a livello micro-economico (cioè di singolo individuo o singola famiglia) che a livello macro, cioè di sistema economico complessivo.
Non investire il proprio risparmio significa, infatti, non finanziarie le imprese e lo Stato, né partecipare direttamente alla crescita delle imprese. In una parola, vuol dire non aiutare il proprio paese a crescere. Molti hanno paura di investire il proprio denaro ma chi lascia i soldi sul conto si espone alla più subdola delle “imposte patrimoniali”: l’inflazione. La perdita del potere di acquisto della moneta nel corso del tempo è invisibile ma inesorabile. Potremmo definire l’inflazione la tassa sulla pigrizia o sulla paura.
Cerchiamo di analizzare le ragioni di questo fenomeno. A mio avviso i motivi per cui molti italiani non investono il proprio risparmio sono sostanzialmente due:
- La paura di perdere denaro
- La sfiducia nel sistema bancario
Normalmente si ha paura delle cose che non si conoscono; è una reazione normale, quasi istintiva. Anche in ambito finanziario è così.
Il risparmiatore ha paura di investire perché teme di perdere il suo denaro, e ciò accade perché egli non conosce le regole del gioco o è rimasto scottato in passato. Quando si parla di mercato azionario, ad esempio, molti risparmiatori sono terrorizzati, temono di perdere i loro risparmi faticosamente accumulati. In realtà nel lungo termine il mercato azionario globale è assolutamente sicuro; la probabilità di perdita a 5 anni è molto bassa e si azzera dopo i 10 anni, mentre la probabilità di guadagnare è molto alta. Tuttavia, pur mostrando questi dati statistici, avvalorati dall’esperienza dei più brillanti investitori al mondo e da premi Nobel, molti investitori sono avversi al mercato azionario perché sovente l’ancoraggio ad un episodio negativo, nel loro cervello, vale molto di più della statistica e del metodo di investimento.
Arriviamo così al secondo aspetto, cioè la sfiducia nel sistema bancario. Molti risparmiatori in passato, illusi da facili guadagni, hanno perso tutti i loro risparmi investendo sui titoli azionari come Seat o Tiscali. Altri hanno bruciato i loro risparmi sulle obbligazioni argentine e, per arrivare ai giorni nostri, sui bond subordinati delle banche locali. L’errore prevalente è stato quello di non diversificare il risparmio, affidandosi ad un solo titolo (o a pochi titoli) del mercato domestico. Inoltre, molti risparmiatori sono stati vittime del conflitto di interesse che affligge il sistema bancario. Troppo spesso sono state vendute a clienti ignari obbligazioni della propria banca già in palese difficoltà.
Tutti questi episodi hanno inciso profondamente sulla fiducia degli investitori.
Come orientarsi dunque in un contesto così incerto?
Bisogna trasformare la paura in coraggio seguendo le tre regole auree della diversificazione, del tempo e della gestione dell’emotività. In questo modo è possibile raggiungere facilmente e tranquillamente i propri obiettivi. E’ oltremodo consigliabile affidarsi ad un consulente professionale che operi per conto del cliente senza costrizioni o conflitti di interesse.